Le letture di Jenny&Yle: Suite Francese


Salve lettori!

Eccoci qui con la recensione di Suite Francese, per “Le Letture di Jenny&Yle”.

Questo romanzo è un’opera letteraria incompiuta scritta da Irène Némirovsky. Originariamente doveva comporsi di cinque movimenti in quanto la Némirovsky intendeva realizzare un vero e proprio poema sinfonico. Tuttavia è riuscita a completare solo la prima e la seconda parte (Tempesta in giugno e Dolce), perché nel luglio del 1942 fu arrestata e deportata come ebrea, prima a Pithiviers e poi ad Auschwitz, dove morì il 19 agosto dello stesso anno.
Le ipotetiche tre parti non realizzate sarebbero dovuto essere: Prigionia (di cui si hanno gli appunti), Battaglie e La Pace.

La prima parte del romanzo, Tempesta di giugno, descrive l’esodo dei cittadini parigini che sfuggono agli orrori della seconda guerra mondiale seguendo le vicende di alcuni gruppi di individui. I più importanti sono: la famiglia Péricand, esponenti dell’alta borghesia; Gabriel Corte, illustre scrittore; la famiglia Michaud, coppia piccolo borghese, con il figlio al fronte; e Charlie Langelet, benestante sessantenne la cui passione è una collezione di porcellane.

La seconda parte, Dolce, è ambientata a Bussy, piccola cittadina della campagna francese. Qui vediamo i cittadini francesi impegnati ad accogliere l’arrivo dei tedeschi vincenti. Vengono descritte con cura le nature umane, al di là della nazionalità, la difficoltà nel vedersi togliere ciò che si è sempre concepito come proprio e il dover riadattare la propria quotidianità a un qualcosa di completamente estraneo. I protagonisti principale sono Lucile Angellier, moglie del figlio in guerra della vedova Angellier, con cui vive. Lucile è una donna raffinata e delicata, mentre la signora Angellier è pratica e patriottica: odia i tedeschi perché le hanno imprigionato il figlio. Tuttavia le due donne saranno costrette a ospitare nella loro dimora il tedesco Bruno.

Dopo questa introduzione passiamo ora alle nostre opinioni!


Il parere di Ylenia
Ci sono libri che magicamente appaiono in libreria, catturano il tuo sguardo e ti chiamano a gran voce. Questo è proprio quello che è successo a me con “Suite Francese”. Era un sabato, una passeggiata in centro città e abituale sosta in libreria. Ad un certo punto qualcosa mi attira. Era lì, di fronte agli altri. Doveva essere mio. Tuttavia, sono passati mesi prima che potesse esserlo veramente. “Suite francese” è entrato nella mia accogliente famiglia il giorno stesso in cui sono andata al cinema a vederlo.
Ho aspettato pure molto per leggerlo e devo dire che non credevo potesse essere così bello. Irene Nemirovsky con questo capolavoro riesce, ancora una volta, a conquistare il mio cuore. Dopo “Il ballo” avevo già capito il suo stile e la sua bravura ma non è facile riaffermare ciò che si è già dato ed è ancor più difficile superare il livello. 
“Suite Francese” è entrato a far parte dei miei romanzi preferiti assieme ad “Orgoglio e Pregiudizio”. Questo dice tutto.

Come detto prima, il romanzo è suddiviso in due parti:
  • Temporale di Giugno
  • Dolce

Non so dire con esattezza quale mi sia piaciuta di più perché sono di egual bellezza e profondità sebbene si concentrino su due “temi” differenti.
In "Tempesta di Giugno" il lettore si trova di fronte o, per meglio dire, in mezzo alla corrente di persone che scappa da Parigi per recarsi nelle periferie temendo in un attacco da parte dei tedeschi. Tra le righe si può percepire l’angoscia, l’ansia. È come se la musica del racconto fosse accelerata, con un tamburo che scandisce un tempo affannoso, quasi di disperazione. La scrittrice è stata abile a dipingere per noi un racconto dettagliato di quello che può essere avvenuto veramente: la reazione di ogni classe sociale, la paura che accomuna tutti, lo stremo delle forze, la fame, il dubbio su quello che potrà essere il futuro.
Di fronte alle atrocità della guerra, di fronte al male tutti diventano uguali senza rendersene conto. C’è chi ancora si aggrappa al proprio benestare, senza condividere; chi, nel male, vuole fare ancora più male credendosi più intelligente. I momenti bui però tirano fuori la vera essenza dell’umanità: il suo essere fragile.
La morte fa paura a tutti. È inutile negarlo.
La seconda parte “Dolce”, richiama già dal titolo l’andare del racconto. Il lettore non è più un parigino che scappa, ma è un francese che vede arrivare i tedeschi in occupazione della città. Ancora una volta, la scrittrice, da grande artista con enorme bravura, riesce a colorare la situazione interpretando le reazioni di qualsiasi ceto sociale. Il lettore comprende che se un uomo è viscido, in tempo di guerra questa sua caratteristica magicamente si perfeziona per salvarsi la vita. Ma si comprende pure che non tutto è male. È davvero interessante vedere come i tedeschi entrano a far parte della vita di questi civili. Nascono amicizie, amori, alcuni odi si acuiscono, c’è chi è restio e evita il nemico, chi cede alle passioni e ci si avvicina.       

In questa parte del romanzo non ci si concentra più su molte famiglie, molte persone. La protagonista è Lucile che vive con la suocera (vedova Angellier) dopo aver sposato Gaston, ora in guerra.

È stato interessante osservare la nascita e lo sviluppo del rapporto tra la giovane Lucile e l’ufficiale tedesco, Bruno von Frank, che soggiorna in casa Angellier nel tempo di occupazione. Sebbene la suocera non abbia mai approvato nemmeno una singola parola rivolta al nemico, Lucile si trova affascinata e allo stesso tempo curiosa di conoscere il diverso. È un rapporto fragile, particolare, delicato che coinvolge il lettore. Si rimane con il fiato sospeso pagina dopo pagina per sapere cosa e se succederà mai qualcosa.

Un libro che mi ha incuriosita per molto tempo e che non abbandonerò mai. Sinceramente è uno di quei libri che non smetterò mai di leggere proprio come “Orgoglio e pregiudizio”.
Il più grande dispiacere è il sapere che si tratta di un’opera incompiuta in quanto l’autrice nel luglio 1942 è stata deportata come ebrea nei campi di prigionia e lì sia morta nell’agosto successivo di febbre tifoide
La curiosità del lettore non può essere soddisfatta da questo “finale” dolce e armonioso perché, secondo le opinioni che si affollano intorno alla continuazione di questo romanzo, la parte successiva del romanzo avrebbe dovuto essere molto più pesante e triste, anche perché l’idea iniziale dell’autrice era quella di scrivere 5 parti.


È un libro che consiglio a tutte le persone che non riescono a leggere racconti ambientati in tempo di guerra perché non ne hanno il coraggio o proprio non ce la fanno. Non ci sono atrocità raccontante, non viene descritto quasi nulla della brutalità della guerra perché l’autrice ha voluto concentrarsi sulla vita dei civili, sul come fosse vivere durante la guerra quando gli alimenti scarseggiavano, quando si era costretti ad abbandonare tutto, quando si era costretti a convivere con persone sconosciute. Un romanzo, sebbene sia frutto di narrazione, sembra tanto vero.


Il parere di Jenny
Piccola premessa: il periodo di lettura di questo romanzo è coinciso con Dicembre/Gennaio, quello delle feste. Purtroppo sono stata molto impegnata durante questi due mesi e ciò mi ha portato a una lettura estremamente discontinua, che non mi ha permesso di gustarmelo appieno. Ho impiegato un mese e mezzo a leggerlo, senza leggere nient'altro in mezzo.

Suite francese non mi ha colpito particolarmente. La prima parte, Temporale in giugno, l'ho trovata a tratti veramente dispersiva. Lo stile della Némirovsky è indubbiamente impeccabile, ma non vi ho trovato nulla che mi ha colpito particolarmente. In generale, non è stato il romanzo adatto a me. I personaggi sono numerosi, così come le vicende narrate. Perciò è una grande sfida narrativa, non sempre facile da gestire. Ho trovato i personaggi interessanti, ma a tratti statici. Devo dire che non sempre la caratterizzazione è riuscita. Spesso, passando da un capitolo all'altro, sono dovuto tornare indietro nel romanzo per ricordarmi chi fossero i personaggi. Anche se probabilmente ciò è dipeso dalla lettura discontinua, più che dalla narrazione. 

Per quanto riguarda la tematica della guerra che è sullo sfondo, non mi ha coinvolta particolarmente: non sono riuscita a percepire il dramma che l'autrice avrebbe voluto trasmettere. Mi è venuto spontaneo paragonare questo romanzo a Espiazione di Ian McEwan, in cui anche qui la guerra fa da sfondo. Ovviamente non sono del tutto paragonabili: Suite francese è stato scritto durante la guerra, perciò le emozioni trasmesse sono spontanee e non metabolizzate; mentre Espiazione è stato scritto nel 2001, quindi presenta sentimenti più maturi e razionalizzati rispetto a questa vicenda storica. Tuttavia ho preferito di gran lunga quest'ultimo, in quanto ho trovato i personaggi e l'intreccio più coinvolgente e le vicende di guerra mi hanno colpita davvero molto. 

La seconda parte, Dolce, l'ho apprezzata di più. Innanzitutto perché i personaggi sono di meno e quindi la storia è meno dispersiva. Mi è piaciuto come la Némirovsky descrive i sentimenti di vincitori e vinti: quello che viene trasmesso è che la guerra è la guerra e ci sono solo sconfitti in realtà. Interessanti le dinamiche di villaggio e gli scontri tra classi sociali, un po' meno elettrizzante la storia d'amore platonica tra Lucile e Bruno: Lucile non mi ha colpita particolarmente, preferisco le protagoniste donne un po' più decise e sicure di sé. 

Rimane comunque un romanzo estremamente interessante, soprattutto per lo sforzo che l'autrice vi ha riposto. In più credo sia davvero difficile cercare di raccontare e analizzare vicende che si stanno vivendo, come la guerra, in modo distaccato. Sicuramente pesa il fatto che il romanzo sia incompleto! Sarebbe stato molto più interessante leggerlo nella sua interezza, così come è stato concepito.

Commenti al film - Ylenia
È del 2014 il film, trasposizione cinematografica del romanzo, che riprende solamente la seconda parte “Dolce”.
Ho visto il film al cinema prima di leggere il libro e sebbene non abbia riscosso molto successo a me è piaciuto moltissimo. Col senno di poi, la mia idea iniziale è leggermente cambiata. Nonostante ci siano molte differenze e cronologicamente le vicende siano, a mio parere, mescolate il film rimane davvero carino: non recupera l’intero romanzo perché sarebbe stato davvero difficile amalgamare i vari episodi e riuscire a rappresentare il passaggio dalla prima alla seconda parte del romanzo sebbene alcuni elementi sono filo d’unione tra di esse.
Nel momento in cui ho iniziato a leggere il libro ancora non mi ero documentata e quindi sono rimasta interdetta non ricordando di aver visto la prima parte. Solo poi, all’inizio della seconda parte, ho compreso tutto.
Devo dire che il film è ben riuscito però si concentra su un solo rapporto, incrementandone la natura, che il libro non caratterizza allo stesso modo. Questo un po’ mi dispiace perché sembra che il film dovesse attirare l’attenzione del pubblico su qualcosa di non vero sminuendo il romanzo stesso. 

Oltre a questo, mi dispiace di come sia stata dipinta la figura di Lucile nel film ossia come una donna debole e sottomessa alle decisioni della suocera. Nel libro Lucile agisce in silenzio ma non lascia agli altri decidere per lei.

Personalmente odio i film tratti dai libri perché vorrei fossero completamente uguali o come io me li sono immaginati. Non può essere così ma allora si potrebbe fare in modo che almeno raccontino la verità.
Il finale mi ha spiazzato: su questo punto libro e film non combaciano. L’ho letto più volte per verificare di aver capito giusto. Questo, probabilmente, ha influito più negativamente sul mio giudizio sul film.
È strano: se alcuni film non fossero stati tratti da romanzi li avrei trovati stupendi, invece non riescono mai a reggere il confronto.

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