Un libro e una tazza di tè: La luna e i falò

Buongiorno lettori,

oggi voglio parlarvi di un libro che ho concluso a Dicembre, nel mio periodo di blocco del lettore. La luna e i falò di Cesare Pavese è il romanzo che mi ha aiutato a superare quello stop che gli impegni mi imponevano.
Sono riuscita, la sera e la mattina presto, a ritagliarmi qualche piccolo momento per farmi catturare da una storia particolare, intrisa di ricordi, di ricerca delle proprie radici e di tantissimi elementi emblematici. 

Cesare Pavese
La luna e i falò
Einaudi
246 pagine
6,99 € (ebook)
12,00 € (cartaceo)

Trama

"Pubblicato nell'aprile del 1950 e considerato il libro più bello di Pavese, La luna e i falò è il suo ultimo romanzo. Il protagonista, Anguilla, all'indomani della Liberazione, torna al suo paese delle Langhe dopo molti anni trascorsi in America e, in compagnia dell'amico Nuto, ripercorre i luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza in un viaggio nel tempo, alla ricerca di antiche e sofferte radici. 
Storia semplice e lirica insieme, costruita come un continuo andirivieni tra il piano del passato e quello del presente, La luna e i falò recupera i temi civili della guerra partigiana, la cospirazione antifascista, la lotta di liberazione, e li lega a problematiche private - l'amicizia, la sensualità, la morte -, in un intreccio drammatico che conferma la totale inappartenenza dell'individuo rispetto al mondo e il suo triste destino di solitudine."
(dalla quarta di copertina)

La mia opinione

"Ogni romanzo di Pavese ruota intorno ad un tema nascosto, ad una cosa non detta che è la vera cosa che egli vuole dire e che si può dire solo tacendola." [Italo Calvino]

Inizialmente la lettura non è stata semplice. Lo stile di Pavese non era, per me, così scorrevole come avessi pensato. Piano piano, però, la storia mi ha catturato e la lettura è proseguita senza alcun intoppo. 
La trama è intrisa di storia. Storia italiana che non si può dimenticare. 
Anguilla, il protagonista, dopo aver trascorso del tempo in America, lontano da un'Italia sotto il regime fascista, torna nei paesi in cui ha trascorso la sua infanzia e qui ritrova vecchie conoscenze e ritrova un luogo cambiato e segnato dagli avvenimenti passati.
Il protagonista spesso non viene riconosciuto ma tra mille volti invecchiati ritrova anche Nuto, un amico d'infanzia con il quale ripercorre i ricordi della sua vita bambinesca e adolescenziale. 
Un romanzo che intreccia attualità e ricerca delle origini in una fitta rete di relazioni, di conoscenze, di eventi. 

La lettura non è semplice. Io consiglio a tutti voi di leggere il romanzo con molta attenzione perché è carico di spunti di riflessioni. 
Quante volte diamo per scontate delle situazioni? Quante volte ci troviamo a giudicare il comportamento di altre persone senza conoscere il loro percorso di vita? Quante volte ci fidiamo di chi non dovremmo e temiamo il buono?

"L'uomo che ha lasciato i paesi suoi e vi ritorna è la figurazione di Pavese medesimo, anzitutto, del suo apro legare insieme scienza della propria provincia e coscienza dell'interno mondo moderno; ma è, anche assai più profondamente, immagine di una situazione storica degli italiani; o realmente emigrati nel grande mondo o costretti, qui, a vivere nella contraddizione di una società imperfettamente sviluppata, fra le incoerenze di culture diverse corrispondenti a gradi diversi di sviluppo delle classi, la coesistenza di modi remoti fra loro, la lacerazione tra ragione e mito, fra città e campagna, progresso e immobilità, ricchezza e miseria; fra un -paese- che è sede di oscurità e sconfitta e una -America- che è il luogo della sconsacrazione, dello sradicamento e dell'avventura di una società nuova, dove tutti sono -bastardi-" (Franco Fantini)

Un romanzo che mi porto nel cuore e che non posso dimenticare.

Voi lo avete letto? 
Ylenia

Commenti

  1. L'avevo letto nel 2008 perché faceva parte della mia tesi di maturità, ma se devo essere sincera non lo ricordo affatto! >.<

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